7 ottobre 2017

Channel Zero - No-End House

No-End House è la seconda stagione di Channel Zero, la serie antologica horror e mistery di Nick Antosca, che prende ispirazione dai racconti creepypasta. Questa stagione sviluppa il racconto della Casa Senza Fine, una sorta di gigantesca installazione artistica che ‘appare’ in giro per il mondo anticipata da segnali e indizi sulla sua ubicazione diffusi da canali TV e social network. Chi trova l’indirizzo e ha il coraggio di entrare si troverà a fare i conti con sei stanze, una più spaventosa dell’altra e sempre più disturbanti, tanto che quasi nessuno riesce ad arrivare in fondo al percorso. Mentre quelli che ce la fanno si dice che spariscano per sempre. Ogni persona che invece abbandona la casa prima di arrivare in fondo descrive le stanze in modo diverso. Pare che sia per le immagini subliminali o per qualche droga che diffondono nell'aria. O per qualche altro motivo. Per questo quando un gruppo di amici trova la famosa casa non può fare a meno di andare a visitarla di persona. Quello che non immaginano è che la casa fa davvero paura e le stanze sono davvero disturbanti e sempre più terrificanti, ma non nel modo che credono loro.



Come la precedente stagione, No-End House si compone di sei episodi, sei come le stanze da attraversare, sei come il numero civico della casa a cui ognuno degli sfortunati visitatori fa ritorno dopo essere andati a visitare la Casa Senza Fine. Un cast di attori giovani e brillanti, una produzione di tutto rispetto, graficamente e musicalmente accattivante che ha tutto il fascino di una vera installazione artistica, non solo per l’allestimento della Casa Senza Fine in sé, ma per l’intero impianto scenografico degli episodi, dell’ambiente pulito e asettico del tipico sobborgo americano che diventa la vera e propria arena dove i protagonisti devono sfuggire alle spaventose manifestazioni della casa. Niente di preciso della trama può essere svelato, ma la serie è una fucina di trovate geniali, colpi di scena e spunti che spingono a cercare di indovinare gli sviluppi possibili. Il fatto che la casa venga vista da ognuno dei protagonisti in modo diverso in base alle loro paura e ai loro ricordi è un motore narrativo fortissimo, che spinge a guardare sempre l’episodio successivo per scoprire come alcune stanze siano state viste da qualcuno piuttosto che da qualcun altro e per quale motivo. In che modo una casa riesce a fare tutto questo? Provoca una sorta di allucinazione collettiva? Distorce le percezioni? Induce uno stato di trance? Il pericolo è solo illusorio oppure reale? Visitando la casa si intuisce come ciò che fa davvero paura non siano gli incubi. Come scoprono i protagonisti, le paure e le angosce più profonde pescano a piene mani da situazioni irrisolte del passato, ferite dell’anima e perdita delle persone amate. Traumi rimossi, incomprensione, abbandono, questi sono i sentimenti a cui le stanze hanno il potere di dare forma per intrappolare i loro ospiti e farli piombare in un incubo ad occhi aperti, da cui rischiano di non risvegliarsi. 
La Casa Senza Fine, interamente dipinta di nero dalle fondamenta al tetto, inclusi vetri, porte e finestre, si configura come una vera e propria opera artistica con tanto di targhetta in fianco alla porta d’ingresso, visibile fin dal primo episodio a chiunque varchi la sua soglia, che identifica le sue componenti: Wood, Nails, Copper, Chaulk, You (Legno, Chiodi, Rame, Stucco, Tu). Una scritta in pittura rossa sulla porta della prima stanza avverte: Beware the Cannibals (Attenzione ai Cannibali). La prima stanza ti mostra qualcosa di incredibile, che pure è davanti ai tuoi occhi. Nella seconda senti qualcosa che solo tu potevi sapere. Nella terza vivi da sveglio il peggiore dei tuoi incubi. Nella quarta scopri la tua paura più profonda. Nella quinta la vivi. E nella sesta…chi può dire cosa ci sia, quanto sia grande e dove finisca? Nessuno che ci sia stato è mai tornato per raccontarlo.

L’aspetto più interessante, una volta capito il meccanismo, arriva inevitabile dopo aver guardato la serie, quando ci si chiede cosa ognuno di noi vedrebbe se entrasse nella casa. Quasi meglio di una seduta dall’analista.

Se una canzone dovesse ronzare in testa dopo aver guardato il primo episodio della serie, potrebbe trattarsi di The Ghost That Never Walked, 1904, di Bill Murray. 


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