L’esca principale di questo film
è l’essere stato prodotto (e pubblicizzato) da Sam Raimi con la Ghost House
Pictures, quando il regista è in realtà il danese Ole Bornedal, semisconosciuto
in Italia senza lode né infamia (regista tra l’altro del buon thriller Nightwatch e produttore di Mimic). La trama principale di The Possession presenta un plot del
tutto simile a Drag Me To Hell di
Raimi, prodotto dalla stessa Ghost House Pictures: la famiglia
felice medio borghese, l’irruzione di uno spirito maligno (ebreo qui, il Dybbuk,
gitano nella pellicola di Raimi, con la vendicativa Lamya), una ragazza che
viene posseduta e tormentata da visioni orripilanti e l’esorcismo finale per
tentare di liberarla. Il problema è che The
Possession si rivela essere solo una copia sbiadita di Drag me To Hell. Al di là della mancanza di quell’umorismo di fondo
che contraddistingue le pellicole di Raimi (già a partire dal mitico
capostipite Evil dead alias La Casa), il film risulta come un’occasione
sprecata. Tanti spunti interessanti non vengono sfruttati a dovere, dando un’idea
generale di un progetto non del tutto sviluppato e portato a compimento. La mancanza di una morale di fondo, inoltre, rende difficile l'identificazione dello spettatore, facendo affievolire la partecipazione emotiva. L'idea geniale di un film come Drag me To Hell stava nel riuscire a portare lo spettatore a condividere la scelta discutibile che la protagonista fa all'inizio, che si rivela poi catastrofica. La spinta emotiva in quel caso era data dalla tematica sociale della disoccupazione e dell'essere pronti a tutto pur di fare carriera. The Possession gioca invece sulla metafora del divorzio e delle difficoltà che questo porta ai membri della famiglia, ma senza che l'elemento orrorifico dipenda direttamente dai personaggi o dalla moralità delle loro azioni. Questo sminuisce parecchio il parallelo tra possessione diabolica e problemi dei figli causati dal divorzio, in quanto i due eventi non sono collegati in alcun modo.
Sorvolando sulla banalità delle morti ‘per sbattimento’ (gente che viene
sollevata in aria, sbattuta ripetutamente contro il muro da una forza
invisibile e infine uccisa), che fanno più sorridere sulla scia di una commedia
slapstick piuttosto che provocare
paura, gli effetti speciali fanno molto conto su una CGI non perfetta, che
rovina quelle poche scene di possessione vera e propria dei personaggi, laddove
un paio di semplici lenti a contatto bianche avrebbero dato un effetto più
realistico. L’effetto generale è di trovarsi davanti ad una qualunque puntata
di Supernatural, con dei buoni
effetti ma per un prodotto di qualità televisiva. Nonostante alcune buone scene
(episodi con le falene, la possessione della bambina in cucina con la madre),
si ha l’impressione che ogni episodio venga troncato proprio là dove avrebbe povuto
svilupparsi e far finalmente succedere qualcosa. Bravi attori e ottime
scenografie e fotografia non sono sufficienti a farne un buon prodotto horror. Tante
micce che si accendono, senza portare a nessun vero fuoco d’artificio, portano invece ad un finale veloce, con un esorcismo abbastanza classico che sfrutta i cliché
del genere (tenetela ferma, esci da questo corpo…) e fanno finire il
film proprio quando sembrava che stesse iniziando. Purtroppo tutte (ma proprio
tutte) le scene migliori sono mostrate dal trailer e non hanno un ulteriore
sviluppo durante il film. Dita che escono dalla gola, la figlia che trafigge la
mano del padre con la forchetta, la stanza piena di insetti che volano. Tutti
momenti a cui nel film segue uno stacco sulla scena seguente, senza sviluppo. Senza
contare che molti eventi non vengono approfonditi, vengono solo sommati per
accumulo e non c’è mai un vero e proprio twist
o uno spavento inatteso. Chi si aspetta mostri, adrenalina o anche solo di
vedere in sala l’immagine suggerita dalla locandina, rimarrà deluso. Chi invece
vuole solo un film di discreta fattura, con tante falene svolazzanti, occhi
bianchi fatti in computer grafica e un rabbino che si dondola avanti e indietro
come il picchio di Homer Simpson mentre grida ‘esci da questo corpo’, non si
potrà lamentare. Voto: no.
Nessun commento:
Posta un commento