20 maggio 2012

Quella Casa Nel Bosco - Drew Goddard


La recensione contiene spoiler:

Quella Casa Nel Bosco è il debutto alla regia di Drew Goddard, da un soggetto sviluppato con Joss Whedon e prodotto in collaborazione con la sua casa di produzione, la Mutant Enemy. Il film, prodotto nel 2009 ma distribuito solo nel 2012 per via di controversie produttive, gode  dell’ottima fotografia di Peter Deming (già direttore della fotografia per film del calibro di Mulholland Drive, Drag Me To Hell, vari Scream e La Casa 2, dal cui capostipite Quella Casa Nel Bosco trae molte ispirazioni) , ma purtroppo ha la pretesa di essere un’opera metafilmica che finisce con non essere né un horror né una commedia, ma solo un grande minestrone di generi e di personaggi.
    La premessa pare scontata, come in ogni film dell’orrore che si rispetti: cinque ragazzi che ricalcano lo stereotipo (la bellona, il figo, la timida…) vanno a passare un weekend in una baita di campagna. Ma dal primo istante si sa che è in atto un esperimento, nel quale i ragazzi sono monitorati e pilotati verso la loro destinazione, a loro insaputa.

   Già dalle prime inquadrature tutto grida “sto ricalcando situazioni, scenografie e intere scene da La Casa di Sam Raimi, perché voglio metterle sul vetrino del microscopio ed usarle per farti ragionare su qualcosa”. In particolare: l’arrivo alla baita, il momento della conversazione di gruppo in cui si colpo si spalanca la botola, l’idiozia dei cinque che decidono di scendere in cantina a controllare, il diario rinvenuto su cui leggono la formula ad alta voce che risveglia i morti…e avanti così. Non si riesce però a calarsi nell’illusione di un revival, perché in quei brevi momenti in cui si crea un minimo di tensione, l’inquadratura stacca e mostra un gruppo di scienziati che osservano il tutto da giganteschi schermi tv in una sala di controllo di un bianco accecante, facendo commenti ridicoli, scommettendo su cosa accadrà e mangiando patatine, tanto che il primo pensiero che viene vedendo il film (stanno conducendo un esperimento in stile Grande Fratello) diventa in breve stanno testando scene e situazioni di film horror per vedere quali risultano più efficaci. Non risollevano le sorti del film un paio di omicidi fuori campo, né tantomeno le scene in cui le bambine giapponesi esorcizzano la Samara di The Ring. Dopo alcune scene prevedibili (il salto con la moto) ed occasioni sprecate (la bionda che limona col lupo) la narrazione cambia registro e si sposta sotto terra, quando i superstiti riescono ad arrivare proprio nel laboratorio da cui gli scienziati controllano tutto (Piccola postilla: soggetto, sceneggiatura e regia di questo film appartengono al creatore e sceneggiatore di Buffy l’Ammazzavampiri: nel corso della quarta stagione di Buffy si scopre che sotto il college c’era un laboratorio segreto – identico a questo – con una moltitudine di mostri e creature mutanti, tenuti chiusi in celle trasparenti, sezionati e studiati) . Qual è il geniale twist degli sceneggiatori di questo film? Ricalcare quello stesso espediente già usato da loro anni prima in Buffy: un bel laboratorio con tutti i mostri conosciuti rinchiusi in celle trasparenti, che vengono utilizzati dagli scienziati. Questo, unito ad una CGI a dir poco grossolana (mentre fino a quel momento gli effetti speciali del film erano stati degni di nota) dà tutta l’impressione che pezzi di brutti telefilm siano stati incollati al film iniziale senza continuità, degenerando in un delirio in cui cloni tarocchi di celebri cattivi dell’orrore (il Cenobita di Hellraiser, il clown di IT, Alien e molti altri) si scatenano, fino ad un finale in cui spunta addirittura Sigourney Weaver solo per fare un monologo di due minuti e finire in un burrone, mentre i superstiti attendono la morte imminente fumando uno spinello.
   L’unico pregio di questo film è voler insinuare l’idea che tutti i film dell’orrore del mondo sarebbero veri, e che i mostri sarebbero sempre mandati in superficie da questi gruppi di scienziati per offrire in sacrificio i ragazzi uccisi ad antichi dèi del sottosuolo, per prevenirli dallo scatenare l’inferno sulla terra. Detto questo, l’idea è stata sviluppata male e realizzata peggio. Il fatto di non avere i diritti di sfruttamento cinematografico di molti di questi personaggi (Hellraiser, IT…ecc) ha prodotto i ‘tarocchi’ che si vedono nel film (un cenobite senza chiodi, con un lament configuration box tondo invece che a stella, un IT penoso che sembra un tizio qualunque truccato da clown – e che alcuni purtroppo avranno già visto un altro episodio di Buffy in cui i mostri degli incubi prendevano vita – sic!), che danno una sensazione di sciatteria messa insieme alla bell’e meglio. Incongruenze nella sceneggiatura (gli scienziati monitorano con telecamere e microfoni i ragazzi da prima ancora che arrivino alla baita, ma nessuno si era accorto che uno di loro non fa altro che fumare spinelli per tutto il tempo? Come si spiega che il sangue delle vittime venga incanalato e riversato nel sottosuolo tramite le manovelle azionate dagli scienziati, se alcuni dei corpi finiscono sott’acqua o in fondo ad un crepaccio? E poi: cosa c’entra Sigourney Weaver con questo film?) non aiutano la resa finale. E la cosa più grave, già ribadita: i momenti di tensione sono pochi e rovinati dai continui stacchi nel laboratorio, che allontanano dalla situazione e fanno pensare alla condizione dello spettatore nel cinema, o ancora peggio ad una sala di montaggio durante la scelta delle scene da editare.
   Cinema alto…? Metacinema? Ci si può riempire la bocca a commentare quanto questo film ‘faccia pensare a…’ : lo stereotipo dei giovani nei film horror che vengono mandati al macello, il distacco dello spettatore medio, le logiche produttive, il perché ci sia sempre una vergine che si salva alla fine, il perché le situazioni siano sempre tutti uguali e via dicendo. Il problema di fondo è che un film horror deve fare paura e questo non ne fa neanche un po’. Tutte le riflessioni che se ne generano a posteriori sono poco più che una masturbazione intellettuale per un film che parte bene e finisce in modo mediocre, non mantenendo le aspettative di chi vuole vedere un film dell’orrore.

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