28 marzo 2012

Amorino - Isabella Santacroce

   Amorino è una seduta spiritica. Un esperimento ben riuscito di scrittura automatica, attraverso la quale la Santacroce trascrive i diari e le lettere dei fantasmi che abitano la sua mente, trasformandoli in persone reali. Dalla forma del romanzo epistolare prende corpo Minster Lovell, fittiza comunità rurale del primo ‘900 pensata come una Peyton Place per il nuovo millennio: non solo ricatti, stupri ed omicidi, ma anche spiritismo, cannibalismo e possessioni diaboliche regolano le relazioni che si intrecciano tra i sette protagonisti. Le gemelle Stevenson, incapaci di perdonarsi per il terribile segreto che condividono, si convincono di essere uno strumento del male. Padre Amos, pedofilo e stupratore, sembra redimersi solo nel momento in cui si innamora. I coniugi Thompson si puniscono per la loro incapacità di amare il figlio handicappato. Margaret Green. Bernardine. Alexander. Pagina dopo pagina i segreti di tutti vanno in pezzi, rivelando la cronica mancanza d’amore che li accomuna e che li spinge a compiere azioni sempre più abominevoli e degradanti.

   Sorprende il contrasto per nulla stridente tra la crudezza dei fatti narrati e la prosa usata per descriverli, una pura lirica che riesce a mesmerizzare il lettore. I personaggi definiti in modo così nitido all’inizio della vicenda cominciano a divenire evanescenti verso la fine, ad appiattirsi ed uniformarsi tra loro mentre viene palesata la natura del libro stesso: un processo medianico di catarsi, attraverso il quale la Santacroce cerca di purgarsi dalle sue ossessioni dandogli forme e corpi che lei stessa può distruggere. Il finale ricorda Lost, ma il ribaltamento di prospettiva è abbastanza convincente da risultare accettabile. Un merito che si può riconoscere a questo romanzo è quello di svegliare il lettore dal torpore del “socialmente accettabile” per costringerlo a pensare ad argomenti scomodi, anche se in modo estremo. Da un punto di vista antropologico, una lettura affascinante. Da cittadino morigerato, un pugno nello stomaco. 

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